Nel giorno in cui la Chiesa commemora Tutti i Santi, ecco la vicenda di Cesareo, legata al romano colle Palatino.
Quando la sede dell'Impero venne trasferita da Roma, il Palatino, prima abitato dall'imperatore e dalla sua famiglia, restò vacante.
Col tempo il luogo divenne un importante centro religioso cristiano.
Vi furono costruite almeno due chiese: una di esse anziché essere dedicata a un martire romano, fu intitolata a Cesareo, martire a Terracina, il quale godeva nei secoli del Basso Impero e del primo Medioevo di una certa celebrità.
La scelta forse si deve al nome: Cesareo, infatti, deriva da Cesare, e Cesare era l'appellativo degli Imperatori romani.
Il Palatino ospitava il palazzo dei Cesari, e nella tradizione pagana, i Cesari venivano deificati, diventando oggetto di pubblico culto.
Ma il cristianesimo rivoluzionò tutto: Cesareo, non Cesare; santo cristiano, non imperatore divinizzato, ma testimone di Cristo; non uomo diventato idolo, ma martire per la sua fede.
Quando la sede dell'Impero venne trasferita da Roma, il colle del Palatino restò vacante del suo ospite più importante: l'Imperatore e la sua famiglia.
E vacue restarono le grandi costruzioni sorte sopra quel colle e che costituivano un'unica, immensa magnifica casa: il Palatium, cioè la residenza imperiale.
Ciò non vuol dire, però, che il colle Palatino diventasse di punto in bianco quell'immenso campo di rovine che oggi conosciamo.
Per diversi secoli restò il centro dell'amministrazione civile dell'Urbe, e divenne anche - per quanto la cosa possa suonarci strana -un centro religioso di una certa importanza nella vita della Roma cristiana.
Vi furono costruite almeno due chiese: una esplorata dagli archeologi sessant'anni fa, risalirebbe al IV secolo, ad un'epoca cioè, nella quale gli Imperatori ancora risiedevano a Roma, ed erano convertiti al Cristianesimo.
Questa chiesa di grande antichità, inserita nella stessa residenza degli Imperatori, non era dedicata a un Martire romano, come ci si aspetterebbe.
Era dedicata a un Martire di Terracina, San Cesareo.
Restò importante fino al VII secolo, quando ancora vi si svolgevano particolari cerimonie religioso-civili.
Ma come mai la chiesa " palatina " di Roma era dedicata a un Martire di Terracina?
La cosa si spiega con la celebrità di cui San Cesareo godeva nei secoli del Basso Impero e del primo Medioevo; una celebrità confermata dal fatto che vennero dedicate a questo Santo a Roma, anche altre chiese, santuari e monasteri.
Una chiesa, esiste ancora: quella di San Cesareo in Turri, presso le Terme di Caracalla.
Ma c'è un'altra ragione più sottile, che giustifica la scelta di San Cesareo quale titolare della chiesa palatina.
E la ragione è nel nome stesso del Martire.
Cesareo, infatti, è nome derivato da quello di Cesare, e Cesare, come si sa. era l'appellativo degli Imperatori romani.
Il Palatino ospitava il palazzo dei Cesari, e nella tradizione pagana, i Cesari, cioè gli Imperatori. venivano deificati, diventando oggetto di pubblico culto.
La prima e la più tenace polemica dei cristiani, a Roma e nell'Impero, fu quella contro la deificazione degli Imperatori, espressione tipica del Paganesimo di Stato.
Migliaia di Martiri pagarono con il loro sangue il rifiuto di sacrificare davanti all'immagine dei Cesari, con gesto di adorazione dovuto soltanto a Dio.
Ecco perché, per soppiantare il culto pagano dei Cesari, venne scelto proprio un Santo di nome Cesareo, al quale fu dedicata la chiesa sorta nello stesso palazzo imperiale.
Cesareo, non Cesare, Santo cristiano. non Imperatore divinizzato; testimone di Cristo e partecipe dei suoi meriti, non uomo diventato idolo grazie a una carica civile, seppure altissima.
Il suo corpo è conservato in un sarcofago di vetro nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, a Vasto (CH).
CESAREO
Non ci sono dubbi sull’esistenza di questo martire, che morì certamente a Terracina durante il periodo delle persecuzioni e il cui culto era molto diffuso e fiorente nell’antichità: fu venerato a Roma fin dal V secolo proprio nel luogo più importante della città, il Palatino, e gli furono dedicati monasteri e chiese, tra cui una basilica eretta sul suo sepolcro lungo la via Appia; ma di lui niente si conosce di sicuro, poiché la sua passione, risalente al V secolo, appartiene al genere delle leggende epiche e non ha valore storico.
Secondo la passione, dunque, Cesario era un diacono africano, arrivato a Terracina al tempo in cui l’imperatore Claudio intendeva difendere il culto degli dèi, attaccato dall’avanzare della fede in Cristo. Un prete pagano aveva convinto i suoi concittadini che per la salvezza della Repubblica bisognava che il 1/o gennaio di ogni anno un cavaliere con un cavallo sontuosamente bardato si precipitasse in mare dall’alto della rupe che sovrastava la città, in cima alla quale vi è tutt’oggi un antico tempio dedicato a Giove.
Prima del crudele rito, la promessa vittima era nutrita per vari mesi di cibi prelibati e saziata di volontà.
Proprio nei giorni in cui arrivò Cesareo un giovane di nome Luciano si preparava a morire.
Cesareo si indignò di quella uccisione di un innocente e protestò, ma inutilmente.
Il 1/o gennaio gli abitanti di Terracina si riunirono nel tempio di Apollo e vi portarono Luciano.
Cesareo li supplicò ancora di rinunciare al sacrificio umano; ma Luciano montò su un cavallo e si buttò in mare, dove morì.
Cesareo esclamò: «Sventura alla repubblica e ai principi che si rallegrano delle sofferenze e si pascono di sangue!».
Poi andò a protestare dal sacerdote pagano Firmino, che per tutta risposta lo fece arrestare.
Condotto al tribunale del consolare Leonzio, il diacono rispose con fermezza alle accuse; gli fu intimato di sacrificare ad Apollo; ma mentre veniva condotto al tempio, questo crollò travolgendo Firmino.
Il magistrato Lussurio allora convocò il popolo, per dirgli che Cesareo era un mago; ma egli si difese così bene che fu acclamato dalla folla. Lussurio lo fece rimettere in prigione e ve lo tenne dieci mesi.
Passato questo periodo, Cesareo fu portato davanti a Leonzio, il quale, avendo visto una grande luce celeste che avvolgeva il suo corpo, si convertì.
Leonzio ricevette la comunione da un prete, Giuliano, dopodiché morì.
Lussurio fece arrestare Giuliano e lo fece chiudere insieme a Cesareo in un sacco, che fu gettato in mare.
Era il 1/o novembre.
Prima del supplizio, Cesareo predisse a Lussurio che il morso di un serpente lo avrebbe ucciso, e così avvenne.
I corpi dei due martiri furono raccolti e sepolti dal monaco Eusebio, che poi rimase a pregare presso la loro tomba, dove accorsero molti che si convertirono e vennero battezzati dal presbitero Felice.
Sia Eusebio che Felice furono a loro volta decapitati e gettati in un fiume.